Scavo di Pava
E’ il mese di giugno dell’anno 715, quando Audo presbiter de baptisterio Sancti Petri in Paua dichiara di dipendere dal vescovo di Arezzo. La dichiarazione è raccolta da Gunteram, notaio di re Liutprando nell’ambito dell’inquisizione sulla disputa tra i vescovi di Siena e di Arezzo per il possesso di chiese e monasteri in un’area di confine tra le due diocesi. Questa è la seconda volta che i rari documenti altomedievali parlano della pieve di S. Pietro in Pava, la prima è stata l’anno precedente, quando nell’ambito della stessa contesa, si cita la Sancte Mater Ecclesie in Paua.

Nel corso del 2001, seguendo le suggestioni di questi documenti, unitamente alle ricerche di superficie realizzate sul territorio di S. Giovanni d’Asso, è stata identificata un’area che avrebbe potuto essere messa in relazione con la pieve di S. Pietro in Pava.

La prima campagna di scavi archeologici del 2004 ha rappresentato l’esito di un processo di studio integrato dei paesaggi archeologici della Val d’Asso , che non si esaurisce con il solo intervento stratigrafico.

Veduta aerea dello scavo
La chiesa che sta emergendo, una delle poche scavate in Toscana è un complesso di età tardo antica, altomedievale e medievale che, per la fase paleocristiana trova rari confronti in Italia. La sua planimetria, ad absidi contrapposte, si inserisce in un panorama mediterraneo e sta fornendo dati inediti sulla diffusione di questa tipologia in Italia.
Il complesso ecclesiastico a partire dal X secolo (per il momento) si arricchisce di una vasta area cimiteriale(scavate ad oggi oltre 760 sepolture) che cessa con l’inizio del XIII secolo. Anche il cimitero si sta configurando come uno straordinario spaccato della popolazione del piviere di Pava. Ogni scheletro porta scritte su di sé le tracce delle abitudini di vita quotidiane e lo scavo di ogni sepoltura contribuisce ad arricchire la conoscenza su una popolazione che almeno per trecento anni ha vissuto lungo la Val dell’Asso.
Cronologia

LE PRESISTENZE DI ETÀ ROMANA
La prima frequentazione attualmente attestata, a livello stratigrafico, è riferibile ad un’età romana che ha il suo termine ante quem al più tardi nel terzo decennio del VI secolo. Sulla rasatura di queste strutture, tra le quali un’abside orientata ad ovest, sono stati recuperati alcuni lacerti di terreno carbonioso contenente reperti vitrei, ossei e ceramici.
Questi ultimi databili tra IV e VI secolo. A supporto di questa generica datazione è stata effettuata l’analisi radiocarbonica di un campione organico, recuperato nello stesso strato, che ha fornito una datazione assoluta compresa tra la metà del V e i primi decenni del VI (484-533 (72%).
LA FASE PALEOCRISTIANA (V-VI sec.)
La pianta della chiesa paleocristiana ha una planimetria molto particolare, ha due absidi una rivolta ad est e una ad ovest, è dotata di banco presbiteriale, recinto presbiteriale colonnato, un probabilmente endonartece di separazione mediante arcate tra la navata e l’ambiente absidato ovest, ingressi laterali sui perimetrali nord e sud, forse due “navatelle” laterali, emerse in vari punti durante la campagna di scavo 2008 sia a nord che a su dei muri perimetrali.
La struttura emersa fino ad ora misura approssimative 32×10 m e caratterizzata fortemente dalla presenza delle absidi contrapposte.
Questo dato risulta di estremo interesse per la rarità in Italia e per i legami con planimetrie presenti in area mediterranea, in particolare penisola iberica e nord Africa. Tutte le strutture di arredo interno come le murature principali dell’edificio, mostrano un’elevata percentuale di riuso di materiale da costruzione più antico, in particolare laterizi da copertura di età romana.
LA FASE ALTOMEDIEVALE (VIII-X sec.)
La continuità di utilizzo della chiesa di Pava durante i secoli dell’altomedioevo si coglie attraverso interventi sia interni che esterni alla struttura. L’attività più antica è rappresentata dal rifacimento della pavimentazione, ottenuta con un piano di laterizi e pietre, per la quale non sembra potersi escludere uno scopo funzionale, come rialzo del piano. Forse in fase con questo intervento si potrebbe collocare la realizzazione di una fornace rinvenuta a poche decine di metri a nord della chiesa.
Il suo scavo ne ha messo in evidenza una struttura di tipo rettangolare, con camera di combustione allungata e coperta a volta, e camera di cottura, di forma rettangolare con muretto assiale per il sostegno del piano di cottura. Probabilmente, dai pochi scarti rinvenuti, ha effettuato cotture sia di laterizi che di ceramica. Le datazioni radiocarboniche di carboni rinvenuti nel crollo della fornace stessa e nell’ultiomo piano di cottura, hanno restituito datazioni rispettivamente comprese fra il 708 e il 747 d.C. e fra il 663 e il 723 d.C.Significativa la chiusura della conca absidale occidentale con un muretto trasversale ed un elemento curvilineo che forma una piccola abside interna alla navata. Nell’area presbiteriale opposta, invece, di fronte all’alt are antico, viene allestito un tramezzo murario costituito da grossi blocchi non lavorati legati da terra e usati come base per un probabile alzato in materiale deperibile.
LA FASE PROTO ROMANICA (XII-XII sec.)
In connessione diretta con i primi segni di crollo e cambio di funzione di una parte delle strutture dell’antica pieve si sono rinvenuti nella porzione orientale dell’edificio religioso numerosi indizi di profondi interventi di ristrutturazione. A ovest del muro presbiteriale aggiunto in età altomedievale viene costruito un nuovo muro con abbondante uso di malta e pietre squadrate (spessore del muro ca. 0,60 m) e un’apertura centrale (largh. 1,10 m). Questa muratura risulta intonacata sulla sua faccia occidentale da un intonaco bianco decorato, almeno in un tratto, da piccoli motivi floreali disposti con regolarità. Allo stesso momento costruttivo sembra rimandare un rifacimento, almeno parziale, della zona occidentale. Sopra il precedente ambiente con piccola abside interna viene costruito invece un nuovo basamento in pietra, di forma rettangolare, allineato est-ovest, interpretabile, data la posizione, come base di un nuovo altare. All’interno dell’edificio, vengono costruiti un probabile fonte battesimale, di cui si è rinvenuto il basamento circolare a lastre di pietra, legate con ottima malta di calce e due basamenti quadrangolari in pietre squadrate addossati al muro perimetrale sud. Questa nuova fase costruttiva, inquadrabile tra XI e XII secolo, comporta certamente la creazione di un nuovo edificio religioso, che riusa, in parte restaurandoli, i perimetrali dell’edificio antico.

E’ invece incerta al momento la definizione della planimetria della nuova chiesa, per la quale è ipotizzato un capovolgimento di orientamento. Questa fase risulta avere avuto breve durata.La chiesa infatti risulta abbandonata e crollata entro il XII secolo. A partire, per il momento, dal X secolo l’area intorno alla chiesa comincia ad essere utilizzata per seppellire i defunti.
CIMITERO
La cronologia di questa massiccia fase di utilizzo funerario si data perlomeno dal X al XIII secolo (sulla base di alcune datazioni al 14C effettuate su campioni ossei di varie sepolture.

La pianta del cimitero, segnalate in rosso le numerose sepolture
Le datazioni nello specifico sono: 1161-1222; 1044 – 1098; 993 – 1041; 899 e il 988; 990 – 1049; 1072 – 1155). Le sepolture si collocano sistematicamente all’esterno della chiesa, rispettando l’ingombro dell’edificio. Il cimitero è di tipo comune, le fosse sono terragne, in alcuni casi con presenza di assi o altri elementi lignei a contenere il corpo dell’inumato. Sono emersi numerosi oggetti del vestiario, purtroppo non i situ, che fanno presumere che il cimitero possa iniziare molto tempo prima.
Tra gli oggetti più rilevanti segnaliamo un frammento di fibula a testa d’aquila di VI secolo d.C. e una fibbia a testa di cavallo di VII secolo d.C. Importanti valutazioni si stanno ricavando dallo studio antropologico e paleo patologico delle sepolture (Gli studi sono condotti dal Laboratorio di Paleopatologia dell’Università di Pisa, diretto dal prof. G. Fornaciari.).
Gli abitanti della Pieve di Pava
Il campione studiato (scavi 2004 ‐2008), è costituito da oltre 200 individui. Il materiale osteologico, pervenuto alla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, è stato sottoposto ad operazioni di pulitura, restauro e siglatura, prima dello studio. É stato possibile determinare il sesso e grosso modo l’età di morte che in media è risultata compresa tra i30 e i 50 anni. Il campione è risultato in genere robusto, in particolare quello maschile, e caratterizzato da stature elevate: la media femminile è di 160,7 cm, quella maschile di 170 cm, ma alcuni maschi raggiungevano anche 180 cm. Partendo dall’osservazione dello scheletro è possibile tentare di ricostruire l’attività svolta in vita dagli individui. In particolare, vengono ricercate le alterazioni morfologiche a livello delle inserzioni muscolari; infatti, più un muscolo è stato coinvolto in movimenti intensi e ripetuti, più questo avrà causato fenomeni di erosione e/o ossificazione.

Sepoltura multipla del cimitero di Pava
La vita nella pieve di Pava era molto difficile e faticosa
L’elevata frequenza negli uomini di lesioni traumatiche, artrosi gravi, schiacciamento delle vertebre, fratture costali, potrebbe indicare un’attività lavorativa rischiosa che iniziava in giovane età.
Confrontando il campione maschile con quello femminile, si rileva che le ossa maschili risultano notevolmente più modellate dalle sollecitazioni della muscolatura. L’intensa attività muscolare maschile si contrappone a quella femminile a livello di tutti i distretti scheletrici, superiori e inferiori. Queste differenze rispecchiano una netta divisione dei compiti tra gli uomini e le donne. Le donne erano verosimilmente dedite ai lavori domestici che, anche se faticosi, non incidevano sulla massa muscolare quanto le attività agricole o l’allevamento.
L’elevata frequenza di lesioni traumatiche negli uomini (artrosi gravi, schiacciamento delle vertebre, ernia di Schmorl, elevata frequenza di fratture costali) potrebbe indicare un’attività lavorativa rischiosa che iniziava in giovane età. Ciò rivela la precocità con la quale in questa società si iniziavano le pesanti attività lavorative quotidiane. Numerosi, inoltre, i tumori alle ossa e i traumi “da difesa”.